Per girare al meglio la costa del basso Salento si può scegliere come base le cosiddette Maldive del Salento a Marina di Pescoluse, una frazione di Salve, a sud di Gallipoli, sul tratto di costa ionica tra Torre Pali e Torre Vado (da non confondere con i Caraibi del Salento situate a Torre dell’Orso sull’Adriatico). I colori del mare cristallino dai bassi fondali e la sabbia bianca finissima evocano i mari esoteci, se Maldive o Caraibi non saprei dire visto che non ci sono mai stato, ma il nome rende l’idea. Qui non ci sono grossi dislivelli da percorrere, le uniche “alture” sono le ultime propaggini delle Murge, le Serre Salentine, che degradano fino al mare di Santa Maria di Leuca. Si possono fare giri a sè stanti non molto lunghi che coprono la costa che va da Gallipoli a Marina di Castro o fare un unico giro che va da Gallipoli a Otranto passando da Santa Maria di Leuca e rientro.
Il primo giro l’ho fatto all’alba, come al solito, prendendo la litoranea SP214 per Vado, verso sud, poi attraversando Marina di San Gregorio e Marina di Felloniche e dopo circa 15 km pianeggianti, superata Punta Ristola, si arriva alla rinomata località turistica di Santa Maria di Leuca. Non appena arrivato in vista del porto mi si è parata davanti all’improvviso una bellissima alba, questa poi è particolarmente suggestiva considerando che sorge “ai confini della terra” detto appunto il de finibus terrae nell’estremo lembo del tacco d’Italia, oltre il quale si apre il Mediterraneo e l’Africa. Al ritorno, girando tra le vie della cittadina, ho potuto ammirare alcune tra le numerose ville ottocentesche (sono circa 40) in stile moresco, orientaleggiante o con mix di stili il cui risultato è di una sorprendente bellezza. Superato il porto di Leuca si procede, sempre sulla costa, ora SP358, verso Otranto, c’è da fare una piccola salita che ci porta su a Punta Meliso dove c’è il Santuario di Santa Maria di Leuca (de finibus terrae appunto) e il faro, da cui si gode una vista superba sul mare e sulla cittadina, qui dicono che è possibile osservare l’incontro delle correnti provenienti dallo Jonio e dall’Adriatico, in realtà il punto di unione dei due mari non è qui, ma nel canale di Otranto, nei pressi del faro di Punta Palascia.
In questo punto inizia uno dei tratti costieri più spettacolari d’Italia, si pedala su di una costa alta circa 100 metri tra il mare sotto la scogliera e le aspre Serre Salentine, ci sono rettilinei, falsi piani, strappi decisi e discese improvvise che variano il ritmo rendendo ancora più godibile il paesaggio tra una vegetazione di ulivi, pini, oleandri e alberi di fichi, se si osserva bene tra le rocce che degradano nel mare si scorgono delle ville molto belle perfettamente incastonate nell’ambiente, s’intravede anche l’Albania e la Grecia dall’altra parte della costa. Dopo circa 8 km si arriva al ponte del Ciolo, in località Gagliano del Capo, sospeso sugli scogli e sul fiordo, da dove i più temerari si tuffano da un’altezza di oltre 30 metri, prende il nome dalla grotta del Ciolo (in dialetto salentino le ciole sono le gazze ladre che qui nidificano), mi ricorda molto il fiordo di Furore sulla Costiera Amalfitana.
La litoranea si snoda alta sulle falesie attraversando piccole ma incantevoli frazioni come Marina di Novaglie e Marina Serra, prima di arrivare dopo 11 km a Tricase Porto, dove la litoranea scende fino al mare attraversando il bel porto (qui venivo spesso da piccolo con i miei genitori a trovare amici che venivano a fare il tabacco nella campagna di mio nonno, fino a pochi anni fa erano specializzati in questa coltura e le campagne qui intorno erano piene di telai con foglie di tabacco appese a essiccare). Una nuova salita ci porta fuori dal porto verso Castro Marina, a 9 chilometri di distanza ma prima di arrivarci si passa da Marina di Andrano e Marina di Marittima. Arrivati nei pressi di Castro si nota subito il castello romano, il castrum, e sotto c’è la marina con il porticciolo e lo splendido mare cobalto e verde che lascia senza fiato, il mare poi è attraversato da correnti calde-fredde, vicino ci sono le Grotte della Zinzulusa, a pochi chilometri la splendida Santa Cesarea Terme (la “Nostra Signora dei Turchi” di Carmelo Bene); mi fermo per un gelato e contemplo la bellezza di questi posti. Giro la bici e rifaccio il percorso al contrario, è incredibile come la stessa strada fatta in senso inverso regali nuove emozioni e nuovi scorci non notati all’andata, anche se quando sono sulla costa preferisco sempre il mare nel senso di marcia, cioè alla mia destra. Arrivo a Tricase, attraverso il porto, ora la salita mi sembra abbastanza dura, si arriva fino su e si passa attraverso archi di roccia suggestivi, riattraverso le frazioni già viste, poi il ponte del Ciolo fino ad arrivare al Santuario di Santa Maria di Leuca e il faro, ora visibile in tutta la sua bellezza, mi fermo a scattare qualche foto e rifaccio gli ultimi chilometri che mi separano da Pescoluse, in totale 70 km e 1.250 m di dislivello, non male considerando che non ci sono grandi salite sul percorso.
Altro giro interessante è quello verso nord in direzione Gallipoli, si passa prima da Torre Pali dove è presente una curiosa torre diroccata nel mare vicino la riva, poi si attraversa Lido Marini, la costa dal versante jonico, al contrario di quella adriatica, è bassa (per tutto il Golfo di Taranto), a tratti rocciosa e per lo più presenta diverse spiagge di sabbia fine, come Torre Mozza con la sua splendida spiaggia e Torre San Giovanni, alternata a dune di macchia mediterranea. Dopo queste località la costa diventa più selvaggia e a tratti disabitata, pedalare qui è una vera goduria con il mare a due passi. Superata poi Torre Suda non si incontra più nulla prima di arrivare, dopo 35 km, in vista della baia (detta verde) di Gallipoli. Faccio un giro nella bella cittadina, qualche foto al volo e prendo subito la stessa strada al ritorno. La velocità media è molto alta visto che il percorso è praticamente pianeggiante, ma sono pur sempre 76 km finali, comunque un buon allenamento per far fondo o per fare una bella sgambata, poi con questi scenari l’uscita è veramente godibile.
Fino a qualche anno fa qui si correva una delle granfondo più belle della Puglia, il Giro del Capo di Leuca, che faceva parte del circuito Giro dell’Arcobaleno, ma un incidente mortale ne ha cancellato l’evento. Una curiosità: così come in altre parti della Basilicata e della Calabria, qui è presente un’enclave linguistica ellenofona, composta da una decina di comuni, in cui si parla un dialetto neo-greco, detto Griko, da piccolo mi portavano in giro da queste parti sul Vespino e mi ha sempre affascinato girare in questi posti; la famosa Notte della Taranta si svolge proprio in questa zona, a Melpignano.
Distanza 155 Km – Dislivello 1.100 m – Tempo medio di percorrenza 6 h

La traccia del giro (in formato .gpx) verrà fornita ai partecipanti prima del giro.