Le Murge sono un altopiano carsico composto per lo più da macchia mediterranea e pietre, soprattutto roccia (non a caso il toponimo deriva dal latino murex che significa roccia aguzza), si estendono tra la Puglia centrale e la Basilicata nord-orientale, sono attraversate da numerosi tratturi delimitati da infiniti muretti a secco, la cui arte muraria si tramanda da generazioni (si estraevano dalla lavorazione della terra) e punteggiate da masserie, hanno il loro cuore nel barese a un’altezza massima di 400 metri fino poi a degradare dolcemente nel Salento fino al mare.
Dal mio paese andando verso nord, a Gioia del Colle (famosa per il suo castello svevo-normanno ma soprattutto per la mozzarella), Santeramo in Colle (deve il suo nome ad un antico luogo di culto, ora anche rinomata per la sagra della carne arrosto fatta ai caratteristici “fornelli”) o Altamura nel barese, si è subito immersi in questo scenario aspro, a tratti poco abitato, un angolo della Puglia poco conosciuto ma molto suggestivo, è un paesaggio molto godibile con la bici per via delle strade poco trafficate dove si riescono a fare tanti chilometri con poco dislivello, l’ideale per fare fondo soprattutto d’inverno, l’unica compagnia onnipresente sono le pale eoliche (installate negli ultimi anni) con il loro tipico fruscio e i falchetti che volteggiano per aria sfruttando le correnti ascensionali del vento, occhio a quest’ultimo però, quando spira forte da est, non essendoci grossi ripari montani, ti può portare via. A me ricorda la Bora triestina, qui è prassi regolare le uscite in base a dove spira il vento!
Una peculiarità delle Murge sono anche le gravine, una sorta di collina rocciosa rovesciata, sempre di origine carsica, frutto di erosione di acque che possono arrivare a diverse centinaia di metri di profondità e ricordano, in piccolo, i grand canyon americani. Le gravine più famose si trovano a Gravina di Puglia (per l’appunto) ma anche nella zona del mio paese Castellaneta (la città che ha dato i natali al mito di Rodolfo Valentino ma che vanta un bel centro storico), Palagianello (il cui ex ponte ferroviario in pietra calcarea risalente al 1927, percorribile a piedi o in bici, offre una passeggiata con il fiato sospeso, tra gravine, aree archeologiche, masserie storiche e chiese rupestri), Mottola (le suggestive “grotte di Dio” scavate nei valloni tufacei e nelle gravine), Massafra (nominata la Tebaide d’Italia per le sue chiese rupestri) e poi Laterza (famosa per il pane e i fornelli), Ginosa (la gravina circonda il paese a ferro di cavallo) e Matera, dal 2005 è stato istituito il Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine, un’area protetta con una ricca biodiversità vegetale e animale, ideale per gli amanti della natura e del trekking.
Altro aspetto presente nelle gravine sono le grotte, come quelle di Matera, Ginosa o Massafra abitate fin dal medioevo dai monaci bizantini che per sfuggire alle persecuzioni si erano rifugiati nel nostro territorio dando origine a splendide chiese ipogee con affreschi, un capitolo a parte meritano le grotte di Castellana, tra le più grandi d’Europa. Ma torniamo ai nostri giri nelle Murge, si può andare verso nord dicevo fino ad arrivare a Cassano Murge, 50 km dal mio paese, salire alla Foresta di Mercadante e poi procedere verso Altamura da cui rientrare, se col favore del vento, a tutta velocità verso sud, verso la base.
Il susseguirsi di sorprese regala al cicloturista un veloce salto tra la Magna Grecia, partendo da Metaponto, terra di Pitagora con il Tempio delle Tavole Palatine o di Hera, per arrivare alle colonne di Poseidone di Taranto, la città dei due mari, l’antica Taras, la capitale della Magna Grecia, l’unica spartana. L’itinerario prosegue per Crispiano, la città delle cento masserie e termina a Grottaglie, la città delle storiche ceramiche che ospita un intero quartiere di esperti ceramisti che hanno ricavato forni e laboratori nella roccia di ambienti ipogei utilizzati in passato come frantoi.
Questa è la terra del Primitivo, vino dal colore rosso intenso e il sapore avvolgente, introdotto in Puglia
probabilmente dai benedettini, che qui trovarono le giuste condizioni per la coltivazione della vite.

La traccia del giro (in formato .gpx) verrà fornita ai partecipanti prima del giro.