Con le auto andiamo sempre a Grassano Scalo, in provincia di Matera, un’ora di strada dal nostro paese e base di tanti altri nostri giri. È una piccola frazione di Grassano (paese) con, ovviamente, stazione annessa, ci sono poche case, un hotel bar-ristorante e una pizzeria (si mangia bene in entrambi) e un parcheggio, ma il punto è strategico, insomma una buona base per dei favolosi giri in bici.
Di solito da lì s’inizia il giro intorno alle 8, si va in direzione ovest verso Garaguso sulla SP277, dopo un chilometro la strada inizia a salire, se fatta con un ritmo tranquillo consente subito di riscaldarsi per le salite successive ben più impegnative. Dopo circa 8 chilometri di salita con pendenza media del 4% e 300 m di dislivello si arriva in vista di Garaguso, a quasi 500 m di altezza, e del Monte Croccia sulla destra (il monte più alto a forma di seno), qui la strada scende verso il borgo che si attraversa in un attimo e si continua a scendere tra curve sinuose che conducono nel fondovalle, di qui si arriva a un ponte sul torrente Salandrella dove c’è un primo bivio. La prima volta, nel 2016, siamo andati a sinistra per Accettura e poi al successivo bivio abbiamo girato a destra facendo una lunga salita di 6,3 km, pendenza media del 5,8% e 370 m di dislivello, che si addentra nel cuore del Parco Regionale Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane, mentre nel giro del 2017 e del 2021 abbiamo girato subito a destra in salita per Oliveto Lucano. Da qui inizia la salita allo spauracchio di giornata, il Monte Croccia, a quota 1.072 m di altitudine. Per salire su questa vetta ci sono due versanti (si veda tabella), uno da Oliveto e l’altro dalla Basentana. Quello da Oliveto è lungo 8,6 chilometri e copre un dislivello di 650 m con una pendenza media direi discreta al 7,5%, ma dopo il borgo è fissa sul 10%; l’altro versante, essendo più lungo di 2 km, presenta una pendenza media inferiore al 6% molto più pedalabile rispetto al primo.

Il versante da Oliveto, una volta usciti fuori dal paese, appare ripido e selvaggio, il manto stradale a volte è sconnesso e salendo, a parte qualche masseria e degli alberi di ulivo, si presenta molto isolato, ma qui sta anche la sua bellezza. Man mano che si sale il panorama si allarga a tutta la vallata, si vede Garaguso sul crinale e più in là sulla sinistra Tricarico. La pendenza si fa sentire ma niente di impossibile, poi sui tornanti si riesce a recuperare e a rilanciare l’andatura, quelli poco allenati però qui possono patire e la salita potrebbe trasformarsi in un calvario visto che il chilometro finale presenta dei tratti anche al 16%! Arrivati su c’è un centro visita per l’area archeologica, oltre alla cinta muraria è da vedere il complesso megalitico della Petre de la Mola, una sorta di Stonehenge lucana, un calendario di pietra usato per segnalare date particolari dell’anno a scopi rituali. Tornando ai nostri tempi, c’è anche un bar-ristorante-rifugio che, ahimè, ho sempre trovato chiuso e un cartello stradale con un bel 18% che segna la fine della salita e l’inizio della discesa, qui d’inverno la temperatura può essere molto bassa, sia per l’altitudine che per la zona sempre all’ombra.
In discesa si procede veloci tra foreste di cerri e poi di castagni, si passa davanti al Centro Oasi Faunistica dove ci sono cervi e dauni “liberi”, poi nei pressi del Centro Visite del Parco, s’incrocia la strada che proviene da Accettura. Di qua si prosegue sulla destra in discesa fino ad arrivare nel fondovalle dove la strada scorre parallela alla statale dall’altra parte del fiume Basento, si arriva a un incrocio dove a sinistra si va verso la statale e a Campomaggiore, ma noi gireremo a sinistra sulla SP13 per Castelmezzano, all’inizio di un ponticello ci fermiamo per fare qualche foto al panorama stupendo e mangiare qualcosa. Qui inizia una salita lunga 10 km che coprirà un dislivello di 438 m, dunque una pendenza media del 4%. Si sale agilmente per un 4-5 di chilometri fino ad arrivare a un bivio, a destra si va per Castelmezzano, mentre diritto in salita si prosegue per Pietrapertosa. Fino a qualche anno fa c’era un semplice divieto di transito, ora c’è una sbarra con lucchetto a vietare il passaggio eccetto i residenti (i residenti hanno la chiave? Boh!) ma con le bici non possiamo fare il giro dalla Basentana per cui passiamo… entrando in quella che di fatto è una gola sorvegliata da un enorme masso. Poi si scende giù nella vallata, si attraversa un ponte in pietra ad arcata unica, forse di epoca romana, sul fiume Caperrino (affluente del Basento) e si passa dall’altra parte dove si riprende a salire a zig-zag tra le rocce e gli enormi blocchi di pietra caduti dalle pareti sovrastanti (ecco il motivo dello sbarramento), fa un po’ paura passarci affianco. Antonio mi dice a voce alta che siamo dei pazzi, gli dico di non urlare troppo che è meglio… saliamo facendo gli scongiuri per circa 3 chilometri, la strada sale sotto le rocce dolomitiche fino ad arrivare a un tunnel scavato nella parete e poco illuminato alla cui uscita c’è un’altra sbarra… che aggiriamo, in alto già si scorgono le prime case di Castelmezzano, siamo a 750 m di altitudine e 759 abitanti… si prosegue fino al prossimo bivio dove si gira a destra e si entra infine nel borgo, ci addentriamo verso il centro dove c’è il balcone-belvedere, qui si apre di fronte a i nostri occhi uno spettacolo mozzafiato di enormi rocce di arenaria quarzifera con alte guglie e con le case dai colori vivaci aggrappate alle pareti rocciose che sembrano uscite da un presepe. Ci sono ponticelli, scale ripide e strade che si inerpicano sulla roccia, è un paesaggio incredibile frutto certo di madre natura ma anche della perseveranza e tenacia dell’uomo che ha saputo adattarsi e convivere in questo territorio, ne vale sempre la pena arrivare fino qui, anche con temperature rigide, ci sono stato diverse volte (anche in auto), ma ogni volta si rimane meravigliati, ho visto tanti luoghi in vita mia ma questo affaccio mi è rimasto impresso nella mente e nel cuore!
Da una di queste rocce d’estate si effettua il Volo dell’Angelo con un’imbracatura appesi a un (robusto) cavo di acciaio a pancia in giù si viaggia fino a 120 km/h fino a Pietrapertosa e viceversa.
Nel giro del 2016 siamo tornati indietro facendo poi il Monte Croccia dal versante della Basentana, scendendo a Oliveto Lucano, poi Garaguso e Grassano Scalo; nel 2017 invece abbiamo continuato per Pietrapertosa dal bivio su indicato (saltando Castelmezzano), mentre l’ultima volta a Natale 2021 siamo tornati indietro e abbiamo ripreso a salire. Da qui fino a Pietrapertosa ci sono 8,5 km di salita con 500 metri di dislivello con pendenza media del 6%, pedalabile ma con tratti duretti, poi la stanchezza inizia a farsi sentire, menomale il paesaggio distrae parecchio. Poco prima di arrivare a Pietrapertosa, a quota 1.088 metri (è il comune più alto della Basilicata), si vede la base di arrivo del volo dell’angelo proveniente dall’altra parte della gola, ci vuole un bel coraggio per fiondarsi da qua. Arrivati su c’è un affaccio spettacolare su tutta la vallata, si vede il Monte Croccia di fronte (da dove venivamo), poi si vedono Tricarico e Campomaggiore Ricordo che nel 2017 faceva molto freddo e veniva giù acqua-neve, ma con Donato non ci scoraggiammo, ed entrati nel paese, dopo aver scattato qualche foto, poco visibili per la verità, ci siamo fiondati nell’unico bar aperto sulla strada principale dove il gestore quando ci ha visto entrare con quel tempaccio ha fatto una faccia stupita come se avesse visto entrare due marziani o due pazzi. Ci voleva offrire la colazione ma abbiamo declinato l’invito, ma gli abbiamo chiesto se aveva una macchina capiente per riaccompagnarci a Grassano Scalo…, siamo stati a chiacchierare sperando che smettesse di nevicare ma poi abbiamo dovuto proseguire pena un improbabile autostop per rientrare. Inforcate di nuovo le bici abbiamo proseguito in salita uscendo dal paese lungo la strada per Accettura che si inerpicava nella nebbia fitta. Per fortuna proseguendo ha smesso di nevicare, ma mentre la stanchezza aumentava comparivano all’improvviso strappi da tagliare le gambe in mezzo al bosco, ce n’è uno particolarmente lungo dove ho visto il 18% fisso! Arrivati su al crinale si è completamente immersi nel bosco di Montepiano, da qui inizia una lunga ma insidiosa discesa per via di qualche buca dove prestare attenzione, fino a incrociare la SP277 dove girando a sinistra su una strada molto larga e con buon asfalto ci porta velocemente ad Accettura, da cui poi si scende verso sinistra fino a incrociare la strada dell’andata.
I giri fatti non sono particolarmente lunghi, un centinaio di chilometri scarsi, ma con un dislivello dai 2.200 ai 2.500 metri e, visto il periodo e il paesaggio, direi che sono proprio dei gran bei giri, niente da invidiare alle più blasonate Dolomiti alpine del triveneto, sicuramente meno costose…
Un appunto all’amministrazione: aggiustate la strada per Castelmezzano, non è possibile in questo periodo di grande promozione del cicloturismo e dei percorsi lucani avere una strada così bella in quelle condizioni!
Per i cicloamatori (e randonneur) si segnala la 9 Colli Lucani organizzata dal Team Bike Matera, che si tiene a fine aprile/maggio, con partenza e arrivo a Matera, che affronta le Dolomiti Lucane con il clou sul Monte Croccia, per un giro di circa 200 km e oltre 4.000 m di dislivello!



La traccia del giro (in formato .gpx) verrà fornita ai partecipanti prima del giro.